Nel nostro piccolo, artigianalmente

(una prefazione che non ho fatto in tempo a scrivere)

di Marco Manicardi “il Many”

Un pomeriggio nuvoloso ce ne andammo in Piazza San Carlo, il salotto di Torino, dove esisteva a quel tempo un non chiaro ma provvidenziale legame tra la sede dell’Usis [United States Information Service. N.d.R.] ora soppressa, e una bancarella di libri usati in un vicolo adiacente. Avevamo notato che questa bancarella era la meglio fornita della città in fatto di paperbacks americani, e la visitavamo periodicamente. Andammo scettici, le mani in tasca, la mente alla Legione Straniera. Sempre scettici, trovammo un blocco appena arrivato di libri di science fiction, che acquistammo mettendolo debitamente in conto al nostro datore di lavoro. Una trentina di volumetti abbastanza malconci, dalle copertine non specialmente allettanti, scritti da sconosciuti Clarke, Matheson, Bradbury, Sheckley, Asimov, Simak, eccetera. Ce li dividemmo e tornammo ciascuno a casa sua.
Non sapremo mai chi abbia venduto quel blocco alla bancarella, se un funzionario Usis spedito in un’altra sede, un agente delle Cia partito alla fine della sua missione, un tecnico temporaneamente distaccato alla Fiat, un importatore texano di cioccolatini torinesi, o magari un supervisore galattico che vide in noi due potenziali adepti e fabbricò la coincidenza, il fatale incontro ravvicinato. Ma è certo che a quell’ignoto personaggio dobbiamo la nostra conversione istantanea.

(Fruttero & Lucentini, I Ferri del mestiere, a cura di Domenico Scarpa, Einaudi, 2003 – ristampato da poco)

Dobbiamo forse anche noi – la cinquantina di autori che trovate nelle pagine elettriche di questo libro e, sicuramente, il sottoscritto – ringraziare quell’ignoto personaggio che fece trovare il blocco di science fiction in Piazza San Carlo a quei due figuri che avrebbero poi introdotto, sotto forma di libriccini con delle copertine sensazionali, la fantascienza nel nostro paese.

Kurt Vonnegut, nel 1965, in una convention si rivolse direttamente agli scrittori di fantascienza dicendo così:

Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi, quello che ci fanno gli equivoci tremendi, gli errori, gli incidenti e le catastrofi. Voi siete i soli abbastanza stupidi per tormentarvi al pensiero del tempo e delle distanze senza limiti, dei misteri imperituri, del fatto che stiamo decidendo proprio in questa epoca se il viaggio spaziale del prossimo miliardo di anni o giù di lì sarà il Paradiso o l’Inferno.

(da Dio la benedica, Signor Rosewater)

Dato che, per come la conosciamo, la fantascienza è un genere che ben si presta alla serialià, anche quest’anno abbiamo provato a raccogliere, nel nostro piccolo, artigianalmente, più di sessanta contributi scritti da gente che prova a notare veramente quello che ci stanno facendo le macchine, i social network, il clima, l’invecchiamento della popolazione occidentale, la religione. Per noi hanno scritto persone abbastanza stupide per tormentarsi al pensiero che anche nella nostra epoca stiamo continuando a decidere le sorti del viaggio spaziale del prossimo miliardo di anni o giù di lì.
Il libro elettrico che avete in mano, che è il seguito de L’ennesimo libro della fantascienza pubblicato l’anno scorso, doveva uscire il 19 settembre 2013, giorno del secondo compleanno di Carlo Fruttero non festeggiato da Carlo Fruttero. Lo facciamo uscire con un po’ di ritardo, perché nel mondo reale sono successe delle cose che ci hanno tenuti impegnati (nulla di grave: due barabbisti hanno pensato al futuro e si sono sposati). Non escludiamo la possibilità di inventare una macchina del tempo appositamente per rimediare all’errore (e, già che ci si siamo – o ci saremo o, meglio, ci fummo – provare a riscrivere questa sorta di non-prefazione).

Come il suo predecessore, anche L’(n+1)esimo libro della fantascienza è dedicato a Carlo Fruttero. E ci sembra doveroso, ora, estendere la dedica a Franco Lucentini. Senza di loro, forse, chissà, non saremmo qui. Ci riserviamo di verificare l’ultima affermazione, una volta inventata la macchina del tempo di cui sopra.
Intanto, a voi, buona lettura.
E a quei due che incapparono nel famoso blocco abbandonato dall’ignoto personaggio, quei due che ora stanno viaggiando nelle galassie del possibile, vorremmo rinnovare il nostro più sentito: grazie di tutto, figli di puttana.

Carpi, 25 settembre 3013

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Marco Manicardi “il Many”
Legge, scrive, fa di conto.
marco manicardi | Barabba

[Cominciamo oggi a pubblicare sull’ennesimo blog i racconti di fantascienza de L'(n+1)esimo libro della fantascienza. Ci vorrà qualche mese, probabilmente. L’ebook si scarica qui. Buona lettura.]

Informazioni su il Many

(marco manicardi)
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