Ora legale

di Fernanda Scianna “nandina”

Andrea siede sul marciapiede con una bottiglia di birra ormai vuota in mano. Fa freddo, ma non è proprio il caso di rientrare nel locale. È un sabato sera di fine ottobre. Ha piovuto per tutta la settimana, l’umidità gli entra nelle ossa, ma non si muove da quel marciapiede bagnato e continua a bere birra inesistente da una bottiglia vuota.
Mantiene un contegno con una sigaretta accesa che gli  offre una giustificazione per restare lì fuori.
Non ci sono altri locali nella via. Anche se dietro l’angolo ne sono spuntati come funghi, lì no, lì c’è solo quell’insegna a illuminare la via stretta. Da fuori il locale non sembra diverso da tanti altri e anche l’arredamento non è poi così originale. Non c’è un vero motivo per cui ci si affeziona a un posto, in fondo. A volte basta che sia legato a un ricordo. Andrea e Laura ci si sono conosciuti e ci tornano spesso anche ora che hanno preso casa dall’altra parte della città.
Andrea continua a sedere sul marciapiede e cerca di ricostruire come hanno iniziato a discutere, cosa si sono detti. Il ricordo di ciascuna delle frasi che lui le ha detto,  piene rabbia e di rancore lo ferisce.
L’immagine dell’espressione sul viso di Laura che in pochi minuti si fa allegra, poi interrogativa, incredula, attonita, infuriata, triste, il mascara che le cola sulle guance. Tutti gli amici incontrati lì che si allontanano guardandoli perplessi. Perché abbia reagito in quel modo, Andrea non se lo spiega. Sta lì e pensa ossessivamente a come sia iniziata quella lite di cui non riesce già più a ricordare il motivo.
Intorno a lui si muovono le ombre dei fumatori esiliati all’esterno, di chi esce a prendere una boccata d’aria, di chi torna a casa. Pian piano le ombre diventano sempre più rare, il locale a poco a poco si svuota. Gli pare perfino di riconoscere Laura che si allontana con alcuni amici, senza nemmeno notarlo, seduto lì.
Ma Andrea resta inchiodato al marciapiede.
Il locale chiude, spegne le luci, l’insegna. Non c’è più nessuno in giro.
Di già?
Andrea guarda l’orologio. Sono le tre del mattino.
Si sorprende a ricordare che è la notte in cui si ripassa dall’ora legale all’ora solare.
Si guadagna un’ora.
Quasi meccanicamente porta indietro le lancette del suo vecchio Swatch e si decide ad alzarsi anche se ancora non sa bene cosa fare, come concludere la nottata.
Mentre si alza si accorge, però, che l’insegna del locale è accesa e il via vai non si è fermato.
Senza nemmeno ragionarci veramente, entra nel locale.  Al tavolino a cui l’ha lasciata c’è Laura, chiacchiera con la sua amica, sorride, niente occhi rossi, niente trucco che cola sulle guance.
“Sei già qui? Hai finito le sigarette?”
Andrea la porta via, incredulo per quella opportunità inattesa. Comincia addirittura a dubitare perfino che quella litigata ci sia stata, a pensare a uno scherzo della mente, come i déjà-vu o i brutti sogni che sembrano veri.
Andrea e Laura non lo vedono, ma fuori, seduto sul marciapiede, c’è un ragazzo, la bottiglia di birra vuota in una mano, la sigaretta accesa tra le dita dell’altra, che li guarda allontanarsi.
Da dov’è non riesce a sentire se stanno ridendo o se hanno già iniziato a litigare.
Questione di minuti, pensa.
Resta lì ancora un po’, guardandosi intorno.
Poi guarda l’orologio e sorridendo manda indietro le lancette di un’ora.
Si alza e con calma entra nel locale.
Sono le due. Di nuovo.

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Fernanda Scianna “nandina”
Non è una vera blogger perché purtroppo non ha un gatto. Da piccola le dicevano “farai grandi cose” e lei ancora aspetta.
Oltre lo specchio

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(marco manicardi)
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